venerdì 20 marzo 2009

12 - Peru (Lunedi 16 Marzo)
















Qui tutto bene, finalmente il Peru.
Prima di arrivarci, dalla Bolivia abbiamo fatto un salto in Cile e da li nella terra di Barbadillo e Uribe.

Iniziamo dalla Bolivia.
Giunti in mattinata a Uyuni, avevamo prenotato un trasferimento a san Pedro de Atacama (Cile, appunto) per le 14.00
La signora dell’agenzia ci avvisa che si partirà intorno alle 16.00. Beh, solo due ore di ritardo non ce le aspettavamo. Quasi commossi diciamo che è tutto ok.
Alla fine siamo partiti alle sei e mezza su una jeep con per autista un tizio con i denti alternati,uno avanti e uno dietro, uno avanti e una dietro…
Come copilota aveva la moglie, lei del tutto senza denti.
Pernottamento in una semibaracca e ripartenza alle 4 di mattina.
Fuori nevica e quando ci capita (piu volte) di superare colli da piu di 5000 metri d’altezza, dal vetro si vede una vera e propria bufera.
Nessun problema penso, la macchina ha il riscaldamento.
Solo che sento freddo, tanto freddo.
Dico al capo se può alzare il riscaldamento.
Dopo due minuti glielo ripeto, perché ho freddo.
Dopo altri due minuti, mentre sto per ripeterglielo però urlando, mi accorgo che il finestrino della moglie è abbassato.
Gentilmente le chiedo se può alzarlo, ma sorprendentemente mi risponde di no.
Il popolo boliviano è il piu educato e disponibile del mondo, questa riposta mi sorprende.
Poi capisco: è rotto.
Cazzo, si gela.
A un certo punto l’autista si ferma e mette una coperta a coprire il vetro: adesso va un po’ meglio.
Arriviamo alla dogana:5600 metri per il pilota, 4500 per il Drino. Facciamo una media.
Freddo, freddo, freddo.
Sono le 7 e qualcosa.
Il capo prepara una colazione all’aperto, facendo bollire l’acqua per il te.
Io non mangio (vi rendete conto?), fa troppo freddo per uscire.
Poi c’è un conciliabolo di autisti che, portiera aperta, tentano di sistemare il vetro della macchina. Dopo mezz’ora ce la fanno: pensavo di morire ibernato.
Quando il sangue riprende a circolare mi accorgo che siamo in un posto della madonna: frontiera, neve, una montagna davanti a noi e di fianco un bus abbandonato identico a quello di Into The Wild.
Aspettiamo in macchina, non si sa perché.
Decine di jeep ferme in attesa.
Corre voce che il tratto cileno sia ostruito dalla neve.
A un certo punto Sandro non ce la fa piu, esce e si mette a correre: a 5000 metri!!! Che uomo.
Aspettiamo.
Alla una e mezza si va, la strada è pulitissima e non si vede segno di neve in eccesso.
Misteri della fede.

Per dovere di cronaca e soprattutto di amicizia, devo riferire che a San Pedro, la tappa di transizione in Cile, durante un giro in mountain bike, abbiamo guadato un altro fiume.
Il percorso era eccezionale: all’interno di un canyon che a volte si restringeva a tal punto da non permetterci quasi di passare.
Terreno sabbioso, con continui saliscendi e ogni tanto un po’ piu di sabbia che ci faceva derapare alla grande. Sembravamo Valentino e Simoncelli quando vanno in cava.
Dicevo del guado.
Il fiume non era larghissimo, massimo tre metri, però era alto almeno mezzo.
Drino, memore del passato, ha subito tolto scarpe e calze. E ha fatto la scelta giusta.
Io sono sceso un po’ piu a valle, dove il fiume si restringeva, ho valutato che con una buona spinta sarei arrivato dall’altra parte e così mi sono lanciato.
I calcoli erano corretti, stavo procedendo senza pedalare con le gambe appoggiate sulla canna ed ero quasi arrivato, quando a mezzo metro dalla sponda, mi si è presentata davanti una fossa.
Morale: gamba destra a mollo, con conseguente lavata di scarpa e calza.
Al ritorno ovviamente metodo Drino.

E adesso ecco il Peru. Anche questa volta l’attraversamento della dogana e’ stata tutto un programma, ma è andata. Prima tappa Arequipa, seconda Cusco, che vuol dire Machu Picchu.

A

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