In primis auguri al mi babbo
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Altre foto: http://www.flickr.com/photos/drino70/sets/72157614714684720/detail/
Dopo l’evento di Valdivia, siamo andati a Valparaiso e Santiago.
Valparaiso è quello che ci si aspetta: bella e diversa dalle altre città. Tutta su e giu con le sue funicolari e scalinate. Peccato per un po’ di foschia che ha fatto arrabbiare il fotografo Drino, ma per il resto ottima meta.
Santiago si è rivelata piu bella di quanto mi aspettassi, o meglio piu tranquilla per essere una grande città. Niente di esaltante, però discreta.
Dalla capitale cilena, ci siamo fatti un viaggio in notturna verso l’Argentina (Mendoza, terra di ottimi vini) e questo ha corrisposto con l’ennesimo passaggio di frontiera.
Anche questa volta procedura differente dalle altre. Diciamo che, a seconda del posto, si va dal metodo alla cazzo, allo scrupoloso controllo stile ex sovietico.
Ora, io non so bene quali siano i criteri adottati dall’apposito ente internazionale per giudicare positivamente o meno una città. A noi è capitato che giunti all’ostello di Mendoza, siamo stati accolti da un invito alla parrillata (mega grigliatona con bife de lomo e tutto il resto) del giorno dopo, nonché una birra offerta. Non conosco le regole internazionali, dicevo, ma a me è sembrato un benvenuto mica da ridere.
In attesa della cena scroccata, abbiamo visitato due cantine, con annesso assaggio di vini. Giudizio: scarsi, sia in quantità offerta che in qualità
Dopo Mendoza abbiamo proseguito per la Valle della Luna, ancora piu a nord e qui abbiamo visitato due parchi: Valle della Luna appunto e Talampaya.
Qui di giorno il clima è sole e ancora sole. A Febbraio la media è stata di 45 gradi.
Il primo parco lo abbiamo visitato di mattina, fino alle undici passate. Oggi la temperatura era moderata, grazie al temporale di ieri sera: il termometro era una o due tacche sotto i quaranta!!!
Così abbiamo preso la visita al secondo parco (fantastico, almeno allo stesso livello del Perito Moreno) alle due, che con l’ora legale corrisponde alla una, cioè al momento piu caldo della giornata.
Si sa, ci hanno fatto fare l’università e oltre che colti siamo anche astuti.
Comunque qui il caldo è secco e se lo sopporto io, vuol dire che si può.
Adesso si sale ancora, si andrà verso Salta e poi finalmente in Bolivia e Perù, non vedo l’ora.
Mentre scrivo, sono in un paesino dimenticato dal mondo e mi viene da pensare alla cara patria che, a dire il vero, non è che mi manchi eccessivamente. Mi sovvengono però numerose domande da porvi.
Sapete, viaggiare è bello, ma ci sono cose cui uno deve rinunciare che pesano.
Chi ha vinto il Festival di Sanremo?
Come procedono X Factor e Il Grande Fratello e qualche altro reality che sicuramente sarà comparso in questo mese di mia assenza?
Ma soprattutto c’è una domanda che attanaglia me ne il Drino.
Qualche giorno fa sulla Gazzetta (la mia internet è: posta + gazza. Stop) abbiamo letto che la Canalis stava scegliendo fra Balotelli e Maicon.
Come è andata a finire?
Vi prego, non riusciamo piu a dormire senza questa notizia, la Gazzetta non ne ha piu parlato.
Affrontiamo ora l’argomento della mail.
Alcuni episodi per far capire una leggera differenza di mentalità.
A dire il vero, fra i lettori di queste mail ce ne sono almeno due, guarda coso entrambi pugliesi, che non hanno assolutamente bisogno di comprendere: ciao Pino, ciao Brizio.
Io, invece, sono cresciuto con la massima “per essere puntuale devi arrivare cinque minuti prima”, ma qui mi adeguo tranquillamente.
Sandro, neanche a parlarne, penso che se un bus arrivasse puntuale si rifiuterebbe di salirci (perdio sono in Argentina, queste cose non le accetto)
Inizio da un episodio a un terminal dei Bus, di una delle città appena viste (ormai faccio confusione con tutto quello che sto vedendo).
Ora: dieci e venti di mattina.
Noi abbiamo (avevamo) il bus alle dieci e un quarto e, irreprensibili sebbene coscienti che sia inutile, ci siamo presentati per tempo. Adesso aspettiamo, prima o poi arriverà.
Nel parcheggio scorgo una ragazza, sicuramente europea, sicuramente del nord.
Non mi ha colpito per la bellezza, tutt’altro, lo ha fatto perché mi sembra impazzita, in preda a una crisi di panico.
A un certo punto si dirige, biglietto in mano, verso l’autista di uno dei pochi bus presenti.
Dialogo.
R (ragazza) “Scusi, dov’è il mio bus?” chiede mostrando il biglietto. È tedesca ed è da morir dal ridere sentirla parlare in spagnolo con l’accento di Rumenigge.
A (autista): “Scusa?” la domanda che ha appena ricevuto non rientra nel suo ordine di idee. Non vuole fare lo gnorri, ma non ne ha proprio compreso il senso.
R “il mio bus. Dov’è?”
A “come dov’è?” ancora incapace di capire il significato della domanda.
R “doveva partire alle dieci e non si è ancora fatto vedere”
A “ah” adesso ha capito, da solo non ci sarebbe mai arrivato “in quel senso… non lo so dov’è, prima o poi arriva. Tranquilla”
R Alla parola tranquilla diventa ancora piu paonazza e, se possibile, si incazza ancora di piu “come prima o poi arriva? Qui c’è scritto che parte alle dieci”
A (facendo finta di leggere il biglietto) “Si, tranquilla, fra un po’ arriva e parti”
R (ormai sull’orlo di una crisi di nervi) “ma qui c’è scritto alle dieci”
A (non sa come disfarsene) “si, si, dieci, dieci e mezza, va bene lo stesso”
Adesso è la ragazza che proprio non riesce a capire la risposta. Glielo si legge in faccia. Infatti la sua risposta è: “ma qui c’è scritto alle dieci”
L’ho abbandonata a questo punto, sicuramente qualche secondo dopo avrà iniziato a piangere.
E senza capire come possa essere possibile una cosa del genere.
Immagino che in Germania dopo i dieci secondi di ritardo l’autista perda il posto (in Giappone fa harakiri).
Altro episodio: ostello di Mendoza, mattina.
Sandro prenota alla reception la visita alle cantine.
S (Sandro. Lo so che avete capito da soli, ma lo spiego per il Praja) “A che ora passano a prenderci?”
R (Ragazza della reception. Ok, la smetto) “Dovete essere qui alla reception alle due di oggi pomeriggio”
S “Quindi il bus arriva alle due?”
R “No, voi dovete essere qui alle due. Il bus dovrebbe arrivare alle due, ma arriva alle due e mezza, qualche volta anche alle tre”
Per fortuna non c’era la tedesca, altrimenti la internavano.
Ultimo episodio (ma potrei andare avanti a lungo)
Valle della Luna, ostello. Sette di mattina.
Ci siamo alzati alle sei perché alle sette si parte per i due parchi.
Il pulmino arriva alle otto.
Arriviamo al parco e scopriamo che ci sono altri due pulmini e sei macchine che ci stanno aspettando da un’ora, perché la guida è una per tutti.
Se ne fosse incazzato uno!!!
Tutti tranquilli.
Ho provato ad immaginarmi la stessa situazione a Milano…
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Altre foto: http://www.flickr.com/photos/drino70/sets/72157614714684720/detail/
Dopo l’evento di Valdivia, siamo andati a Valparaiso e Santiago.
Valparaiso è quello che ci si aspetta: bella e diversa dalle altre città. Tutta su e giu con le sue funicolari e scalinate. Peccato per un po’ di foschia che ha fatto arrabbiare il fotografo Drino, ma per il resto ottima meta.
Santiago si è rivelata piu bella di quanto mi aspettassi, o meglio piu tranquilla per essere una grande città. Niente di esaltante, però discreta.
Dalla capitale cilena, ci siamo fatti un viaggio in notturna verso l’Argentina (Mendoza, terra di ottimi vini) e questo ha corrisposto con l’ennesimo passaggio di frontiera.
Anche questa volta procedura differente dalle altre. Diciamo che, a seconda del posto, si va dal metodo alla cazzo, allo scrupoloso controllo stile ex sovietico.
Ora, io non so bene quali siano i criteri adottati dall’apposito ente internazionale per giudicare positivamente o meno una città. A noi è capitato che giunti all’ostello di Mendoza, siamo stati accolti da un invito alla parrillata (mega grigliatona con bife de lomo e tutto il resto) del giorno dopo, nonché una birra offerta. Non conosco le regole internazionali, dicevo, ma a me è sembrato un benvenuto mica da ridere.
In attesa della cena scroccata, abbiamo visitato due cantine, con annesso assaggio di vini. Giudizio: scarsi, sia in quantità offerta che in qualità
Dopo Mendoza abbiamo proseguito per la Valle della Luna, ancora piu a nord e qui abbiamo visitato due parchi: Valle della Luna appunto e Talampaya.
Qui di giorno il clima è sole e ancora sole. A Febbraio la media è stata di 45 gradi.
Il primo parco lo abbiamo visitato di mattina, fino alle undici passate. Oggi la temperatura era moderata, grazie al temporale di ieri sera: il termometro era una o due tacche sotto i quaranta!!!
Così abbiamo preso la visita al secondo parco (fantastico, almeno allo stesso livello del Perito Moreno) alle due, che con l’ora legale corrisponde alla una, cioè al momento piu caldo della giornata.
Si sa, ci hanno fatto fare l’università e oltre che colti siamo anche astuti.
Comunque qui il caldo è secco e se lo sopporto io, vuol dire che si può.
Adesso si sale ancora, si andrà verso Salta e poi finalmente in Bolivia e Perù, non vedo l’ora.
Mentre scrivo, sono in un paesino dimenticato dal mondo e mi viene da pensare alla cara patria che, a dire il vero, non è che mi manchi eccessivamente. Mi sovvengono però numerose domande da porvi.
Sapete, viaggiare è bello, ma ci sono cose cui uno deve rinunciare che pesano.
Chi ha vinto il Festival di Sanremo?
Come procedono X Factor e Il Grande Fratello e qualche altro reality che sicuramente sarà comparso in questo mese di mia assenza?
Ma soprattutto c’è una domanda che attanaglia me ne il Drino.
Qualche giorno fa sulla Gazzetta (la mia internet è: posta + gazza. Stop) abbiamo letto che la Canalis stava scegliendo fra Balotelli e Maicon.
Come è andata a finire?
Vi prego, non riusciamo piu a dormire senza questa notizia, la Gazzetta non ne ha piu parlato.
Affrontiamo ora l’argomento della mail.
Alcuni episodi per far capire una leggera differenza di mentalità.
A dire il vero, fra i lettori di queste mail ce ne sono almeno due, guarda coso entrambi pugliesi, che non hanno assolutamente bisogno di comprendere: ciao Pino, ciao Brizio.
Io, invece, sono cresciuto con la massima “per essere puntuale devi arrivare cinque minuti prima”, ma qui mi adeguo tranquillamente.
Sandro, neanche a parlarne, penso che se un bus arrivasse puntuale si rifiuterebbe di salirci (perdio sono in Argentina, queste cose non le accetto)
Inizio da un episodio a un terminal dei Bus, di una delle città appena viste (ormai faccio confusione con tutto quello che sto vedendo).
Ora: dieci e venti di mattina.
Noi abbiamo (avevamo) il bus alle dieci e un quarto e, irreprensibili sebbene coscienti che sia inutile, ci siamo presentati per tempo. Adesso aspettiamo, prima o poi arriverà.
Nel parcheggio scorgo una ragazza, sicuramente europea, sicuramente del nord.
Non mi ha colpito per la bellezza, tutt’altro, lo ha fatto perché mi sembra impazzita, in preda a una crisi di panico.
A un certo punto si dirige, biglietto in mano, verso l’autista di uno dei pochi bus presenti.
Dialogo.
R (ragazza) “Scusi, dov’è il mio bus?” chiede mostrando il biglietto. È tedesca ed è da morir dal ridere sentirla parlare in spagnolo con l’accento di Rumenigge.
A (autista): “Scusa?” la domanda che ha appena ricevuto non rientra nel suo ordine di idee. Non vuole fare lo gnorri, ma non ne ha proprio compreso il senso.
R “il mio bus. Dov’è?”
A “come dov’è?” ancora incapace di capire il significato della domanda.
R “doveva partire alle dieci e non si è ancora fatto vedere”
A “ah” adesso ha capito, da solo non ci sarebbe mai arrivato “in quel senso… non lo so dov’è, prima o poi arriva. Tranquilla”
R Alla parola tranquilla diventa ancora piu paonazza e, se possibile, si incazza ancora di piu “come prima o poi arriva? Qui c’è scritto che parte alle dieci”
A (facendo finta di leggere il biglietto) “Si, tranquilla, fra un po’ arriva e parti”
R (ormai sull’orlo di una crisi di nervi) “ma qui c’è scritto alle dieci”
A (non sa come disfarsene) “si, si, dieci, dieci e mezza, va bene lo stesso”
Adesso è la ragazza che proprio non riesce a capire la risposta. Glielo si legge in faccia. Infatti la sua risposta è: “ma qui c’è scritto alle dieci”
L’ho abbandonata a questo punto, sicuramente qualche secondo dopo avrà iniziato a piangere.
E senza capire come possa essere possibile una cosa del genere.
Immagino che in Germania dopo i dieci secondi di ritardo l’autista perda il posto (in Giappone fa harakiri).
Altro episodio: ostello di Mendoza, mattina.
Sandro prenota alla reception la visita alle cantine.
S (Sandro. Lo so che avete capito da soli, ma lo spiego per il Praja) “A che ora passano a prenderci?”
R (Ragazza della reception. Ok, la smetto) “Dovete essere qui alla reception alle due di oggi pomeriggio”
S “Quindi il bus arriva alle due?”
R “No, voi dovete essere qui alle due. Il bus dovrebbe arrivare alle due, ma arriva alle due e mezza, qualche volta anche alle tre”
Per fortuna non c’era la tedesca, altrimenti la internavano.
Ultimo episodio (ma potrei andare avanti a lungo)
Valle della Luna, ostello. Sette di mattina.
Ci siamo alzati alle sei perché alle sette si parte per i due parchi.
Il pulmino arriva alle otto.
Arriviamo al parco e scopriamo che ci sono altri due pulmini e sei macchine che ci stanno aspettando da un’ora, perché la guida è una per tutti.
Se ne fosse incazzato uno!!!
Tutti tranquilli.
Ho provato ad immaginarmi la stessa situazione a Milano…
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