Ciao.
Prima un doveroso ringraziamento a Baldaccia: ho visto il blog.
Adesso non mi rimane che imparare ad usarlo.
Quindi non arrabbiarti se lo farò con calme.
Comunque continuerò ad inviare le mail, perché così mi è stato richiesto.
Bene, si può iniziare.
2 – Rio Gallegos
PARTE PRIMA
Saronno, Domenica sera, pizzeria Il Pontello, due settimane prima del viaggio.
Durante la pizzata con amici, chiedo a Sandro che occasionalmente si è unito, se si va anche ad Ushuaia, ultima città (verso sud) della Terra del Fuoco.
Mi dice che non è sua intenzione, è un posto pere turisti e a lui quei posti non piacciono.
Ma soprattutto, ci porterebbe via troppo tempo.
SECONDA PARTE
Buenos Aires, ostello, pomeriggio del secondo giorno.
Mi sono appena svegliato da una pennichella pomeridiana, doverosa vista la pioggia.
Ancora intontito esco nel salone e ciò che mi si para dinanzi è: un ciccione pelato che parla a raffica e il Drino (Sandro), quel bastardo del Drino, che con un gesto di disperazione gli urla di tacere mettendosi anche il dito indice davanti alla bocca per farsi capire meglio.
Il ciccione ride, guarda me, poi il Drino, decide di fottersene della richiesta e continua a parlare.
Quello che capisco è che un viaggio in bus sulla costa dell’est è sconsigliato.
Altamente sconsigliato.
Ore e ore di ritardo, bus che si fermano e non ripartono piu, e tutte le catastrofi immaginabili e non.
Quando il Mastro Lindo chiede a Sandro quale linea utilizzeremo, comprendo che non stanno parlando di “un” viaggio, ma del nostro viaggio, quello che ci accingeremo a fare l’indomani.
Partenza ore 10.30, arrivo previsto 36 ore dopo (ci torneremo fra un attimo, però).
La risposta del ciccione non appena saputa la linea, è stata mani nei capelli (in testa, diciamo) e sguardo distrutto: a suo dire non potevamo scegliere peggio.
In realtà ha fatto tutto Sandro, che dice di avermi chiesto l’autorizzazione mentre dormivo, ma sapete tutti che nessun avvocato al mondo gli darebbe ragione date le mie nulle facoltà intellettuali fino ad almeno due ore dopo il risveglio.
Fattostà che ce ne andremo a Rio Gallegos: occhio e croce fanno 2900 chilometri di Pampa.
Prima di lasciarci, il ciccione chiede se andremo anche a Iguazù (al nord, cascate della madonna). Io non ci andrò, ma il Drino si.
Chiede se ha fatto la vaccinazione.
No, è la risposta di Sandro.
“Malissimo” spara il tuttologo “non sapete che ogni tanto muore la gente? Negli ultimi tempi ne sono morti 5 o 6”
Mavaffanculo.
Sandro mi dice che questo viaggio sarà bello, perché potremo vedere la vera Argentina.
In effetti, ora che è terminato, non posso che dargli ragione, solo che non sono sicuro di potervi rappresentare a parole tutto quello che ho visto: ci vorrebbe un poeta.
Comunque ci provo.
Praticamente quando siamo partiti alla nostra destra c’era un prato, enorme e alquanto bruttino.
Idem alla nostra sinistra.
Quando siamo arrivati uguale: 2900 km in mezzo a due prati!!!
Ovviamente ci marcio sopra, sono esperienze anche queste e mi è piaciuto vedere cos’è l’Argentina, certo che sapere che non andremo ad Ushuaia perché non abbiamo tempo…
Comunque il viaggio non è stato poi così duro.
Ormai siamo sudamericani dentro e quindi lo stop forzato di quasi quattro ore, alle 7 di mattina del secondo giorno, non ci ha minimamente scalfiti.
Motivo dello stop?
Quando scendo a vedere che succede, se potevo dare una mano, magari erano in pochi a lavorare e necessitavano di manodopera ma non osavano chiedere ai clienti, quando sono sceso dicevo, ho trovato l’autista ed il suo vice stravaccati a dormire!
Molto probabilmente avevano dato l’allarme ed il loro compito era fatto.
Quindi non mi è stato chiaro capire bene cosa fosse successo.
Però nel frattempo albeggia ed è una vera figata vedere il sorgere del sole in mezzo alla Pampa.
Dopo un’oretta gli autisti si svegliano e decidono di aprire il cofano.
Nient’altro.
Passata un’altra oretta si ferma un bus e ci allunga una tanica di benzina.
Vuoi vedere che eravamo fermi per mancanza di carburante?
Molto probabilmente si, perché dopo un po’ ripartiamo.
Solo che persisteva un altro problemino.
Infatti ci siamo fermati alla prima stazione esistente e dopo il pieno, non c’erano cazzi, il bus non si accendeva.
L’autista è tornato a farsi una pennichella, mentre il mozzo provava a guardare il motore (forse è telepatico)
Quindi: ancora sosta forzata. Una buona ora direi.
Il mozzo mi chiede dove siamo diretti e quando gli dico Rio Gallegos, mi prende per il culo. Lo ringrazio mandandolo bonariamente a cagare, ma mi fa notare che ci deve venire anche lui: si, ma non è la stessa cosa, gli faccio capire.
Situazione bus: non pervenuta.
Tutto fermo.
Poi arriva LUI: codino lungo alla Fiorello dei bei tempi, ma capelli molto, molto piu unti; tuta da lavoro che nel Maggio del 1986 sarebbe dovuta essere bonificata, ma che imperterrito ha continuato a portare (senza lavare) fino ai giorni nostri; cinturone da sceriffo alto almeno 15 centimetri e sigaretta in bocca, mai toccata con le mani (inspira, espira e fa cadere la cenere con il solo movimento delle labbra).
Arriva, guarda due secondi il motore, apre uno sportello sconosciuto a tutti gli altri (quando lo fa, l’autista chiede al mozzo da quando c’era?), tocca con la mano uno spinotto e il bus immediatamente parte.
Tempo totale dell’intervento: 12 secondi.
Insomma: Mc Giver!!!
Ripartiamo, ma dopo mezz’ora dobbiamo fermarci per la terza volta, questa a “casa” di Mc Giver, che molto probabilmente finisce il lavoro.
Poi via filati fino alla destinazione.
Ultimo particolare: arrivo previsto ore 22.00
Arrivo effettivo ore 7.00 del giorno dopo (che poi sono le 6 visto che qui sono un’ora in meno)
Ora siamo qui, a Rio Gallegos, in attesa del bus che alla una, in cinque ore e qualcosa (dipende dai tempi della frontiera), ci porterà a Punta Arenas, in Cile, esattamente sullo stretto di Magellano, da dove spedirò questa mail.
Lo Stretto è uno degli obiettivi del mio viaggio, non so perché, ma guardando la cartina mi ha subito affascinato.
Poi molto probabilmente inizieremo la salita fermandoci nei tre o quattro parchi nazionali che si accavallano fra Cile e Argentina, quindi molto probabilmente niente Ushuaia, ma in realtà non è un grosso problema.
Al momento sono le 11, le 15 in Italia, dove stanno iniziando le partite.
Purtroppo qui alla stazione dei bus non c’è il wi-fi, altrimenti potrei vedermi il Toro.
Questa sera appena arrivati andremo sicuramente a farci una corsa, perché anche se li abbiamo digeriti bene, due giorni e mezzo di bus ti fanno venire voglia di fare sport.
Ultima informazione, di carattere cestistico questa volta: siamo passati da Bahia Blanca, città natale di Manu Ginobili. Chi non capisce questa notizia non si preoccupi…
Basta, ho fame ed è ora di una cerveca, a stasera.
Prima un doveroso ringraziamento a Baldaccia: ho visto il blog.
Adesso non mi rimane che imparare ad usarlo.
Quindi non arrabbiarti se lo farò con calme.
Comunque continuerò ad inviare le mail, perché così mi è stato richiesto.
Bene, si può iniziare.
2 – Rio Gallegos
PARTE PRIMA
Saronno, Domenica sera, pizzeria Il Pontello, due settimane prima del viaggio.
Durante la pizzata con amici, chiedo a Sandro che occasionalmente si è unito, se si va anche ad Ushuaia, ultima città (verso sud) della Terra del Fuoco.
Mi dice che non è sua intenzione, è un posto pere turisti e a lui quei posti non piacciono.
Ma soprattutto, ci porterebbe via troppo tempo.
SECONDA PARTE
Buenos Aires, ostello, pomeriggio del secondo giorno.
Mi sono appena svegliato da una pennichella pomeridiana, doverosa vista la pioggia.
Ancora intontito esco nel salone e ciò che mi si para dinanzi è: un ciccione pelato che parla a raffica e il Drino (Sandro), quel bastardo del Drino, che con un gesto di disperazione gli urla di tacere mettendosi anche il dito indice davanti alla bocca per farsi capire meglio.
Il ciccione ride, guarda me, poi il Drino, decide di fottersene della richiesta e continua a parlare.
Quello che capisco è che un viaggio in bus sulla costa dell’est è sconsigliato.
Altamente sconsigliato.
Ore e ore di ritardo, bus che si fermano e non ripartono piu, e tutte le catastrofi immaginabili e non.
Quando il Mastro Lindo chiede a Sandro quale linea utilizzeremo, comprendo che non stanno parlando di “un” viaggio, ma del nostro viaggio, quello che ci accingeremo a fare l’indomani.
Partenza ore 10.30, arrivo previsto 36 ore dopo (ci torneremo fra un attimo, però).
La risposta del ciccione non appena saputa la linea, è stata mani nei capelli (in testa, diciamo) e sguardo distrutto: a suo dire non potevamo scegliere peggio.
In realtà ha fatto tutto Sandro, che dice di avermi chiesto l’autorizzazione mentre dormivo, ma sapete tutti che nessun avvocato al mondo gli darebbe ragione date le mie nulle facoltà intellettuali fino ad almeno due ore dopo il risveglio.
Fattostà che ce ne andremo a Rio Gallegos: occhio e croce fanno 2900 chilometri di Pampa.
Prima di lasciarci, il ciccione chiede se andremo anche a Iguazù (al nord, cascate della madonna). Io non ci andrò, ma il Drino si.
Chiede se ha fatto la vaccinazione.
No, è la risposta di Sandro.
“Malissimo” spara il tuttologo “non sapete che ogni tanto muore la gente? Negli ultimi tempi ne sono morti 5 o 6”
Mavaffanculo.
Sandro mi dice che questo viaggio sarà bello, perché potremo vedere la vera Argentina.
In effetti, ora che è terminato, non posso che dargli ragione, solo che non sono sicuro di potervi rappresentare a parole tutto quello che ho visto: ci vorrebbe un poeta.
Comunque ci provo.
Praticamente quando siamo partiti alla nostra destra c’era un prato, enorme e alquanto bruttino.
Idem alla nostra sinistra.
Quando siamo arrivati uguale: 2900 km in mezzo a due prati!!!
Ovviamente ci marcio sopra, sono esperienze anche queste e mi è piaciuto vedere cos’è l’Argentina, certo che sapere che non andremo ad Ushuaia perché non abbiamo tempo…
Comunque il viaggio non è stato poi così duro.
Ormai siamo sudamericani dentro e quindi lo stop forzato di quasi quattro ore, alle 7 di mattina del secondo giorno, non ci ha minimamente scalfiti.
Motivo dello stop?
Quando scendo a vedere che succede, se potevo dare una mano, magari erano in pochi a lavorare e necessitavano di manodopera ma non osavano chiedere ai clienti, quando sono sceso dicevo, ho trovato l’autista ed il suo vice stravaccati a dormire!
Molto probabilmente avevano dato l’allarme ed il loro compito era fatto.
Quindi non mi è stato chiaro capire bene cosa fosse successo.
Però nel frattempo albeggia ed è una vera figata vedere il sorgere del sole in mezzo alla Pampa.
Dopo un’oretta gli autisti si svegliano e decidono di aprire il cofano.
Nient’altro.
Passata un’altra oretta si ferma un bus e ci allunga una tanica di benzina.
Vuoi vedere che eravamo fermi per mancanza di carburante?
Molto probabilmente si, perché dopo un po’ ripartiamo.
Solo che persisteva un altro problemino.
Infatti ci siamo fermati alla prima stazione esistente e dopo il pieno, non c’erano cazzi, il bus non si accendeva.
L’autista è tornato a farsi una pennichella, mentre il mozzo provava a guardare il motore (forse è telepatico)
Quindi: ancora sosta forzata. Una buona ora direi.
Il mozzo mi chiede dove siamo diretti e quando gli dico Rio Gallegos, mi prende per il culo. Lo ringrazio mandandolo bonariamente a cagare, ma mi fa notare che ci deve venire anche lui: si, ma non è la stessa cosa, gli faccio capire.
Situazione bus: non pervenuta.
Tutto fermo.
Poi arriva LUI: codino lungo alla Fiorello dei bei tempi, ma capelli molto, molto piu unti; tuta da lavoro che nel Maggio del 1986 sarebbe dovuta essere bonificata, ma che imperterrito ha continuato a portare (senza lavare) fino ai giorni nostri; cinturone da sceriffo alto almeno 15 centimetri e sigaretta in bocca, mai toccata con le mani (inspira, espira e fa cadere la cenere con il solo movimento delle labbra).
Arriva, guarda due secondi il motore, apre uno sportello sconosciuto a tutti gli altri (quando lo fa, l’autista chiede al mozzo da quando c’era?), tocca con la mano uno spinotto e il bus immediatamente parte.
Tempo totale dell’intervento: 12 secondi.
Insomma: Mc Giver!!!
Ripartiamo, ma dopo mezz’ora dobbiamo fermarci per la terza volta, questa a “casa” di Mc Giver, che molto probabilmente finisce il lavoro.
Poi via filati fino alla destinazione.
Ultimo particolare: arrivo previsto ore 22.00
Arrivo effettivo ore 7.00 del giorno dopo (che poi sono le 6 visto che qui sono un’ora in meno)
Ora siamo qui, a Rio Gallegos, in attesa del bus che alla una, in cinque ore e qualcosa (dipende dai tempi della frontiera), ci porterà a Punta Arenas, in Cile, esattamente sullo stretto di Magellano, da dove spedirò questa mail.
Lo Stretto è uno degli obiettivi del mio viaggio, non so perché, ma guardando la cartina mi ha subito affascinato.
Poi molto probabilmente inizieremo la salita fermandoci nei tre o quattro parchi nazionali che si accavallano fra Cile e Argentina, quindi molto probabilmente niente Ushuaia, ma in realtà non è un grosso problema.
Al momento sono le 11, le 15 in Italia, dove stanno iniziando le partite.
Purtroppo qui alla stazione dei bus non c’è il wi-fi, altrimenti potrei vedermi il Toro.
Questa sera appena arrivati andremo sicuramente a farci una corsa, perché anche se li abbiamo digeriti bene, due giorni e mezzo di bus ti fanno venire voglia di fare sport.
Ultima informazione, di carattere cestistico questa volta: siamo passati da Bahia Blanca, città natale di Manu Ginobili. Chi non capisce questa notizia non si preoccupi…
Basta, ho fame ed è ora di una cerveca, a stasera.
Grande Penna.
RispondiEliminaIeri sera.
Allenamento.
Stretching.
Manera: "Turco, se segno (da seduto a metà campo) mi sopo tua sorella"
Turco: "Ma se non ti tira neanche"
Manera: Ciuff "Turco portamela subito"
Io: Turco, ma secondo te tua sorella ha già dato ?
Turco (contemporaneamente a me): "Cazzo vuoi Manera, mia sorella è un angioletto"
...
Polacco: "Ma se quando cammina perde le uova !"
Saluti e baci
Ste
Ieri (12/02) abbiamo perso 100-64 a Castronno.
RispondiEliminaPrimo tempo disastro.
Secondo un po di quella roba li ... almeno abbiamo smesso di fare figure di merda.
Se parliamo solo del secondo tempo: buoni tino, casti e ovviamente il sottoscritto.
ps
è rientrato anche teoturco